Difetti del piede, dell’anca e della colonna possono riguardare anche i bambini. Per questo esiste l’ortopedia pediatrica che si occupa dei problemi a carico dell’apparato muscoloscheletrico negli organismi ancora in fase di sviluppo.
Per capire meglio le patologie più comuni che affliggono i piccoli dalla nascita all’adolescenza, gli esami diagnostici da fare e le terapie riabilitative che possono far star bene i piccoli pediatrici, l’agenzia di stampa Dire ha intervistato la dottoressa Lorena Martini, ortopedico al Policlinico Umberto I di Roma.
Quali sono le patologie che colpiscono maggiormente i bambini? E i sintomi che devono far scattare l’allarme in mamma e papà? “Le patologie che colpiscono i piccoli pazienti in accrescimento possono essere suddivisi per età di comparsa. Infatti ogni patologia sorge in età specifiche. Dai primi mesi di vita e fino agli otto anni bisogna controllare le eventuali patologie tanto a carico del piede che degli arti inferiori. Dal periodo pre puberale e durante tutta l’adolescenza i problemi si concentrano piuttosto sulla colonna vertebrale dando luogo a scoliosi, cifosi o problemi posturali. Mentre scendendo agli arti inferiori i bambini possono essere soggetti a piede piatto, ginocchio valgo e problemi alle articolazioni delle gambe”.
Tra le malattie congenite quali sono quelle invalidanti che hanno ripercussione sulla funzionalità muscolo-scheletrica? “Le patologie congenite sono quelle già presenti alla nascita e infatti la diagnosi è tempestiva mentre possono sorgere altre patologie quali: il piede torto, la displasia dell’anca o altre malformazioni di varia natura come l’aplasia o l’ipoplasia. Tutte queste patologie, se non trattate nei modi e nei tempi corretti, possono essere molto invalidanti. È il caso dell’osteogenesi imperfetta, la sindrome di Ehler Danlos, la sindrome di Marfan, la neurofibromatosi e l’acondroplasia. Il trattamento tempestivo è l’unico che consente di ottenere buoni risultati. In base alla patologia e al difetto, si deve spiegare molto bene ai genitori, che in alcuni risultati riusciamo ad ottenere un recupero totale mentre altre volte gli esiti possono non essere totalmente soddisfacenti. Il risultato cambia in base al tipo di patologia e soprattutto in base al momento in cui viene effettuata la diagnosi”.
Che tipo di esami diagnostici sono contemplati in questi casi? “Dall’infanzia all’età adolescenziale la più grande paura per i genitori sono le radiazioni. Per questo che l’ortopedico pediatrico utilizza molto l’esame obiettivo e clinico per ridurre al minimo gli esami strumentali a volte necessari per effettuare una corretta diagnosi. Si usa molto sottoporre il paziente ad una ecografia a impatto zero sul piccolo paziente che però ci permette di controllare le cartilagini di accrescimento, una struttura che con i raggi x, non è possibile vedere. La risonanza magnetica, utilizzata solo in alcuni casi, è impiegata quando necessario e sotto sedazione nel caso dei piccoli poichè è fondamentale che il paziente sia fermo. Altre volte si ricorre alla radiografia per effettuare una diagnosi ma impiegando il minimo delle radiazioni grazie ai macchinari di nuova generazione”.
Qual è l’età giusta per un primo controllo? “Il primo filtro fondamentale è il pediatra curante o il neonatologo al momento delle primissime visite. Nei casi in cui non si ravvisi la necessità di un controllo specialistico, una prima visita ortopedica andrebbe eseguita intorno ai tre anni quando il bambino non indossa più il pannolino tanto che si può valutare la deambulazione autonoma e quindi si può valutare realmente l’appoggio del piede e l’asse degli arti inferiori”